Giornata Omaggio a Stefano Scodanibbio

Una giornata per rendere omaggio a #StefanoScodanibbio il compositore che ha fatto della sua opera una ricerca di nuove sonorità a partire dagli armonici naturali dei suoni.
Ore 12.00
Giorgio Agamben. Un ricordo di Stefano Scodanibbio.
Stefano Scodanibbio
๐๐ฐ๐บ๐ข๐จ๐ฆ ๐๐ฉ๐ข๐ต ๐๐ฆ๐ท๐ฆ๐ณ ๐๐ฏ๐ฅ๐ด (1979/1997)
๐๐ฐ๐บ๐ข๐จ๐ฆ ๐ด๐ต๐ข๐ณ๐ต๐ฆ๐ฅ
๐๐ฐ๐บ๐ข๐จ๐ฆ ๐ช๐ฏ๐ต๐ฆ๐ณ๐ณ๐ถ๐ฑ๐ต๐ฆ๐ฅ
๐๐ฐ๐บ๐ข๐จ๐ฆ ๐ค๐ฐ๐ฏ๐ต๐ช๐ฏ๐ถ๐ฆ๐ฅ
๐๐ฐ๐บ๐ข๐จ๐ฆ ๐ณ๐ฆ๐ด๐ถ๐ฎ๐ฆ๐ฅ
Durata c.a. 45’
Giacomo Piermatti - contrabbasso
“Anticipazione e prima stesura di quello che sarà, forse, un giorno, il (mio) romanzo del contrabbasso, Voyage That Never Ends raccoglie, modifica e amplia alcuni dei miei precenti lavori in una prospettiva nuova di concerto globale.
La composizione è divisa chiaramente in quattro sezioni, anche se la terza e la quarta si susseguono senza soluzione di continuità. Il titolo fa riferimento ad un progetto letterario, incompiuto, di Malcolm Lowry, mentre i nomi delle sezioni sono ispirati agli Incidents of Travel in Yucatan dell'esploratore in-glese John L. Stephens.”
Stefano Scodanibbio
Ore 17.00
Stefano Scodanibbio
๐๐ฆ๐ช ๐ด๐ต๐ถ๐ฅ๐ช ๐ฑ๐ฆ๐ณ ๐ค๐ฐ๐ฏ๐ต๐ณ๐ข๐ฃ๐ฃ๐ข๐ด๐ด๐ฐ ๐ด๐ฐ๐ญ๐ฐ (1981-1983)
๐๐ฐ๐ฌ๐ฆ
๐๐ถ๐ด๐ต
๐๐ฑ๐ธ๐ข๐ณ๐ฅ
๐๐ข๐ณ๐ข๐ธ๐ข๐บ
๐๐ฏ ๐๐ถ๐ณ๐ฏ๐ช๐ฏ๐จ
๐๐ข๐ณ๐ฆ๐ธ๐ฆ๐ญ๐ญ
Da una certa nebbia. Per Contrabbasso e altro Contrabbasso (2002)
Durata c.a. 46’
Rocco Federico Castellani, Mauro Tedesco - contrabbasso
Sei studi. “Tentativo di liberare il contrabbasso dalle sonorità convenzionali che lo vogliono ora goffa imitazione del violoncello ora scatola sonora di roboanti effetti drammatici. Espressione di una volontà di dar voce ad uno strumento che fino ad oggi aveva conosciuto solo il balbettio di voci altrui da una parte e le sadiche violazioni avanguardistiche dall’altra. Far cantare il contrabbasso con la sua propria voce, questo il compito che oggi si pone. Cammino che passa attraverso un reinventato uso dei suoni armonici che, davvero come in nessun altro strumento, suonano quanto e meglio dei suoni reali. Ed è attraverso la combinazione di questi due elementi che si giunge ad una visione del tutto nuova dello strumento, non snaturata ma anzi esaltata nei suoi aspetti costitutivi” (Stefano Scodanibbio)
Da una certa nebbia. Stefano Scodanibbio ha composto Da una certa nebbia su commissione dello Swedish Concert Institute e l’ha eseguita per la prima volta nel 2003 allo Stockholm New Music festi-val insieme a Barry Guy.
“L’alter ego emerge «Da una certa nebbia» (cfr. Vasari a proposito del Puligo) per svanire, di nuovo, nella nebbia. Le inevitabili ombre permettono di nascondere errori e rifuggire l’horror vacui. Il soggetto si pone in primo piano lasciando emergere le figure dall’oscurità di un’interiorità indefinita. Il materiale è preso da un personalissimo «cestino della spazzatura» (carta straccia) e scelto tra le espressioni più manieriste: malinconia, nonchalance, sprezzatura, dolcezza, spavalderia, ecc” Stefano Scodanibbio
Ore 17.00
Stefano Scodanibbio
๐๐ญ๐ช๐ด๐ฆ๐ช (1986)
๐๐ฆ๐ฐ๐จ๐ณ๐ข๐ง๐ช๐ข ๐๐ฎ๐ฐ๐ณ๐ฐ๐ด๐ข* (1994)
๐๐ถ๐ฆ ๐๐ฆ๐ป๐ป๐ช ๐๐ณ๐ช๐ญ๐ญ๐ข๐ฏ๐ต๐ช: ๐, ๐๐ (1985)
& ๐๐ฐ๐ญ๐ญ (2007)
Durata c.a. 40’
Francesco Platoni, Giacomo Piermatti* – contrabbasso
Alisei. “In assenza di qualsiasi intento dimostrativo, tutto in questo pezzo viene ad assecondare il mo-mento presente: il suono di armonici molto distanti che si alternano in un tremolo rapidissimo con i normali suoni delle corde vuote produce una sorta di melodia che fa erompere il magma terrestre nelle note di base più profonde, mentre gli spettri armonici si levano ad altezze celesti. Procedere contempo-raneamente in queste due direzioni (dei sensi), per evitare le secche di ogni forma di dualismo: così va inteso lo spirito che anima questo pezzo, un pezzo che torna a proporsi, sia pur in maniera nuova, il compito di costruire” (Stefano Scodanibbio)
Geografia Amorosa “Negritudine, tribalità, “extra”. Parte di una più ampia composizione indicata come “Geographica” questo lavoro scava nelle potenzialità ritmico-percussive del contrabbasso che, anche in questo territorio, si rivela “strumento delle meraviglie” convogliando in sé le acquisizioni della tradi-zione degli archi e le innovazioni, le inquietudini, le aperture della musica extracolta… oh Beat!” (Ste-fano Scodanibbio)
Due Pezzi Brillanti. “Questi due brevi brani scritti nel 1985 rappresentano il logico proseguimento delle intenzioni compositive già formulate nei Sei Studi. Si ritrovano qui i principi di una forma lineare sem-plice e chiara, ripresa però in modo particolarmente “brillante”. Al posto di “brillante” si potrebbe dire “virtuoso”, dato che i due brani raggiungono sicuramente una nuova forma di virtuosismo. Il primo dei Due pezzi brillanti combina rapide, ed inizialmente brevi, catene di suoni reali con arpeggio punteggia-ture di suoni armonici, brevi cesure interrompono continuamente il movimento come per marcare, ogni volta, un nuovo approccio. Verso la fine queste catene si sgretolano in parti separate e ancor più fram-mentate fino a divenire “atomi” musicali che scompaiono nel vuoto. Durante tutto il brano la dinamica evolve energicamente dal pianissimo al fortissimo stridente e metallico. Nel secondo dei Due pezzi bril-lanti il carattere virtuosistico è ancor più impressionante. L’inizio danzante di ribattuti (non pizzicati ma con l’arco) è seguito da cascate di note sempre più rapide: come audaci capriole nel nuovo universo sonoro conquistato dal contrabbasso.
Wolfgang Korb
& Roll “…and Roll nasce come musica di scena per lo spettacolo teatrale di Rodrígo García 2186, ese-guito al Festival di Dro nel luglio 2007. Nel nostro primo incontro García, non avendo ancora idea di come sarebbe stato lo spettacolo, mi chiese se c’era una cosa che mi sarebbe piaciuto fare. Gli parlai di una mia vecchia idea o ossessione, quella di voler fare un giorno una rivisitazione, per contrabbasso solo, della musica rock che mi aveva accompagnato negli anni dell’adolescenza. García mi incoraggiò in questa direzione e, dopo alcuni tentativi, l’attenzione si focalizzò sulla musica di Jimi Hendrix e se-gnatamente sul brano Foxey Lady.
Quando lo feci poi ascoltare a García nei primi giorni di prove lui ebbe la pronta idea che, con un brano siffatto, l’esecuzione in sé fosse già abbastanza teatrale e che non bisognava mettere altro in scena se non del fuoco reale che sprigionava da una montagnola di terriccio, senza intervento alcuno degli attori. Mi disse però che io avrei dovuto vestirmi come Jimi Hendrix.
L’esperienza fu esilarante come poche e rafforzò la mia personale convinzione che la forza delle idee non dovrebbe essere soggiogata dalla dittatura della forma. Al di là dello spettacolo, per cui era stato originariamente concepito, questo pezzo sta avendo anche una vita autonoma come pezzo da concerto, senza natural-mente il vestito di scena à la Hendrix. La partitura consiste in una serie di moduli che, variando e alter-nandosi lentamente nel tempo, si susseguono senza soluzione. Il punto di partenza è uno stilema rock dei più comuni, un Mi grave alternato a un Sol acuto con la stessa durata, dove si può già percepire il disegno di quello che sarà il tema di Foxey Lady citato letteralmente solo verso la metà del pezzo. Sen-za togliere il dito dalla piaga, un vero ostinato ossessivo, inizia una serie di microvariazioni timbriche e ritmiche che attraverso intensificazioni di velocità (dal lento al più mosso fino al più veloce possibile) portano all’esposizione del tema hendrixiano e a una seconda parte che, senza perdere mai la pulsazio-ne originale, esplora nuovamente il materiale con altre tecniche (pizzicati di ambedue le mani, battuti, uso di clips, pressioni d’arco esagerate)” (Stefano Scodanibbio
Ore 21.00
๐๐ค๐ฐ๐ฅ๐ข๐ฏ๐ช๐ฃ๐ฃ๐ช๐ฐ ๐๐๐
Musiche: Daniele Roccato, Stefano Scodanibbio
Consulenza Musicale: Michele Rabbia
Daniele Roccato – contrabbasso, live electronics
“RMX è l’abbreviazione di remix, una tecnica di manipolazione sonora che prevede la destrutturazione di un brano esistente e l’utilizzo dei materiali grezzi così ottenuti per la costruzione di una nuova com-posizione.
In questo caso tutti i materiali di partenza, che si tratti di lunghi estratti come di brevi frammenti, ven-gono eseguiti dal vivo, e decostruzione e riassemblaggio sono realizzati in tempo reale partendo dalla programmazione del live electronics.
Come in ogni remix, dall’inizio alla fine del processo ogni materiale utilizzato proviene dalla fonte, l’opera per contrabbasso di Stefano Scodanibbio, o ne è da questa influenzato, mentre la struttura e la forma sono affidate alla volontà e ai capricci delle muse.
Personalmente ho sempre percepito in molti lavori di Scodanibbio una sorta di polifonia differita, nella quale ad essere sovrapposti non sono i singoli soggetti ma le impronte che questi lasciano dopo il loro scomparire. L’elettronica permette a questi elementi di permanere, trasformati e trasfigurati, e di so-vrapporsi realmente alle loro controparti.
È un continuo riascoltare, soffermarsi, riflettere. Un dilatare, distillare, congelare. Si tratta, ogni tanto, di rompere il giocattolo per vedere di cosa è fatto, per poi ricomporlo senza cercare di nascondere cre-pe e frantumi” Daniele Roccato
Dates
Description
Una giornata per rendere omaggio a #StefanoScodanibbio il compositore che ha fatto della sua opera una ricerca di nuove sonorità a partire dagli armonici naturali dei suoni.
Ore 12.00
Giorgio Agamben. Un ricordo di Stefano Scodanibbio.
Stefano Scodanibbio
๐๐ฐ๐บ๐ข๐จ๐ฆ ๐๐ฉ๐ข๐ต ๐๐ฆ๐ท๐ฆ๐ณ ๐๐ฏ๐ฅ๐ด (1979/1997)
๐๐ฐ๐บ๐ข๐จ๐ฆ ๐ด๐ต๐ข๐ณ๐ต๐ฆ๐ฅ
๐๐ฐ๐บ๐ข๐จ๐ฆ ๐ช๐ฏ๐ต๐ฆ๐ณ๐ณ๐ถ๐ฑ๐ต๐ฆ๐ฅ
๐๐ฐ๐บ๐ข๐จ๐ฆ ๐ค๐ฐ๐ฏ๐ต๐ช๐ฏ๐ถ๐ฆ๐ฅ
๐๐ฐ๐บ๐ข๐จ๐ฆ ๐ณ๐ฆ๐ด๐ถ๐ฎ๐ฆ๐ฅ
Durata c.a. 45’
Giacomo Piermatti - contrabbasso
“Anticipazione e prima stesura di quello che sarà, forse, un giorno, il (mio) romanzo del contrabbasso, Voyage That Never Ends raccoglie, modifica e amplia alcuni dei miei precenti lavori in una prospettiva nuova di concerto globale.
La composizione è divisa chiaramente in quattro sezioni, anche se la terza e la quarta si susseguono senza soluzione di continuità. Il titolo fa riferimento ad un progetto letterario, incompiuto, di Malcolm Lowry, mentre i nomi delle sezioni sono ispirati agli Incidents of Travel in Yucatan dell'esploratore in-glese John L. Stephens.”
Stefano Scodanibbio
Ore 17.00
Stefano Scodanibbio
๐๐ฆ๐ช ๐ด๐ต๐ถ๐ฅ๐ช ๐ฑ๐ฆ๐ณ ๐ค๐ฐ๐ฏ๐ต๐ณ๐ข๐ฃ๐ฃ๐ข๐ด๐ด๐ฐ ๐ด๐ฐ๐ญ๐ฐ (1981-1983)
๐๐ฐ๐ฌ๐ฆ
๐๐ถ๐ด๐ต
๐๐ฑ๐ธ๐ข๐ณ๐ฅ
๐๐ข๐ณ๐ข๐ธ๐ข๐บ
๐๐ฏ ๐๐ถ๐ณ๐ฏ๐ช๐ฏ๐จ
๐๐ข๐ณ๐ฆ๐ธ๐ฆ๐ญ๐ญ
Da una certa nebbia. Per Contrabbasso e altro Contrabbasso (2002)
Durata c.a. 46’
Rocco Federico Castellani, Mauro Tedesco - contrabbasso
Sei studi. “Tentativo di liberare il contrabbasso dalle sonorità convenzionali che lo vogliono ora goffa imitazione del violoncello ora scatola sonora di roboanti effetti drammatici. Espressione di una volontà di dar voce ad uno strumento che fino ad oggi aveva conosciuto solo il balbettio di voci altrui da una parte e le sadiche violazioni avanguardistiche dall’altra. Far cantare il contrabbasso con la sua propria voce, questo il compito che oggi si pone. Cammino che passa attraverso un reinventato uso dei suoni armonici che, davvero come in nessun altro strumento, suonano quanto e meglio dei suoni reali. Ed è attraverso la combinazione di questi due elementi che si giunge ad una visione del tutto nuova dello strumento, non snaturata ma anzi esaltata nei suoi aspetti costitutivi” (Stefano Scodanibbio)
Da una certa nebbia. Stefano Scodanibbio ha composto Da una certa nebbia su commissione dello Swedish Concert Institute e l’ha eseguita per la prima volta nel 2003 allo Stockholm New Music festi-val insieme a Barry Guy.
“L’alter ego emerge «Da una certa nebbia» (cfr. Vasari a proposito del Puligo) per svanire, di nuovo, nella nebbia. Le inevitabili ombre permettono di nascondere errori e rifuggire l’horror vacui. Il soggetto si pone in primo piano lasciando emergere le figure dall’oscurità di un’interiorità indefinita. Il materiale è preso da un personalissimo «cestino della spazzatura» (carta straccia) e scelto tra le espressioni più manieriste: malinconia, nonchalance, sprezzatura, dolcezza, spavalderia, ecc” Stefano Scodanibbio
Ore 17.00
Stefano Scodanibbio
๐๐ญ๐ช๐ด๐ฆ๐ช (1986)
๐๐ฆ๐ฐ๐จ๐ณ๐ข๐ง๐ช๐ข ๐๐ฎ๐ฐ๐ณ๐ฐ๐ด๐ข* (1994)
๐๐ถ๐ฆ ๐๐ฆ๐ป๐ป๐ช ๐๐ณ๐ช๐ญ๐ญ๐ข๐ฏ๐ต๐ช: ๐, ๐๐ (1985)
& ๐๐ฐ๐ญ๐ญ (2007)
Durata c.a. 40’
Francesco Platoni, Giacomo Piermatti* – contrabbasso
Alisei. “In assenza di qualsiasi intento dimostrativo, tutto in questo pezzo viene ad assecondare il mo-mento presente: il suono di armonici molto distanti che si alternano in un tremolo rapidissimo con i normali suoni delle corde vuote produce una sorta di melodia che fa erompere il magma terrestre nelle note di base più profonde, mentre gli spettri armonici si levano ad altezze celesti. Procedere contempo-raneamente in queste due direzioni (dei sensi), per evitare le secche di ogni forma di dualismo: così va inteso lo spirito che anima questo pezzo, un pezzo che torna a proporsi, sia pur in maniera nuova, il compito di costruire” (Stefano Scodanibbio)
Geografia Amorosa “Negritudine, tribalità, “extra”. Parte di una più ampia composizione indicata come “Geographica” questo lavoro scava nelle potenzialità ritmico-percussive del contrabbasso che, anche in questo territorio, si rivela “strumento delle meraviglie” convogliando in sé le acquisizioni della tradi-zione degli archi e le innovazioni, le inquietudini, le aperture della musica extracolta… oh Beat!” (Ste-fano Scodanibbio)
Due Pezzi Brillanti. “Questi due brevi brani scritti nel 1985 rappresentano il logico proseguimento delle intenzioni compositive già formulate nei Sei Studi. Si ritrovano qui i principi di una forma lineare sem-plice e chiara, ripresa però in modo particolarmente “brillante”. Al posto di “brillante” si potrebbe dire “virtuoso”, dato che i due brani raggiungono sicuramente una nuova forma di virtuosismo. Il primo dei Due pezzi brillanti combina rapide, ed inizialmente brevi, catene di suoni reali con arpeggio punteggia-ture di suoni armonici, brevi cesure interrompono continuamente il movimento come per marcare, ogni volta, un nuovo approccio. Verso la fine queste catene si sgretolano in parti separate e ancor più fram-mentate fino a divenire “atomi” musicali che scompaiono nel vuoto. Durante tutto il brano la dinamica evolve energicamente dal pianissimo al fortissimo stridente e metallico. Nel secondo dei Due pezzi bril-lanti il carattere virtuosistico è ancor più impressionante. L’inizio danzante di ribattuti (non pizzicati ma con l’arco) è seguito da cascate di note sempre più rapide: come audaci capriole nel nuovo universo sonoro conquistato dal contrabbasso.
Wolfgang Korb
& Roll “…and Roll nasce come musica di scena per lo spettacolo teatrale di Rodrígo García 2186, ese-guito al Festival di Dro nel luglio 2007. Nel nostro primo incontro García, non avendo ancora idea di come sarebbe stato lo spettacolo, mi chiese se c’era una cosa che mi sarebbe piaciuto fare. Gli parlai di una mia vecchia idea o ossessione, quella di voler fare un giorno una rivisitazione, per contrabbasso solo, della musica rock che mi aveva accompagnato negli anni dell’adolescenza. García mi incoraggiò in questa direzione e, dopo alcuni tentativi, l’attenzione si focalizzò sulla musica di Jimi Hendrix e se-gnatamente sul brano Foxey Lady.
Quando lo feci poi ascoltare a García nei primi giorni di prove lui ebbe la pronta idea che, con un brano siffatto, l’esecuzione in sé fosse già abbastanza teatrale e che non bisognava mettere altro in scena se non del fuoco reale che sprigionava da una montagnola di terriccio, senza intervento alcuno degli attori. Mi disse però che io avrei dovuto vestirmi come Jimi Hendrix.
L’esperienza fu esilarante come poche e rafforzò la mia personale convinzione che la forza delle idee non dovrebbe essere soggiogata dalla dittatura della forma. Al di là dello spettacolo, per cui era stato originariamente concepito, questo pezzo sta avendo anche una vita autonoma come pezzo da concerto, senza natural-mente il vestito di scena à la Hendrix. La partitura consiste in una serie di moduli che, variando e alter-nandosi lentamente nel tempo, si susseguono senza soluzione. Il punto di partenza è uno stilema rock dei più comuni, un Mi grave alternato a un Sol acuto con la stessa durata, dove si può già percepire il disegno di quello che sarà il tema di Foxey Lady citato letteralmente solo verso la metà del pezzo. Sen-za togliere il dito dalla piaga, un vero ostinato ossessivo, inizia una serie di microvariazioni timbriche e ritmiche che attraverso intensificazioni di velocità (dal lento al più mosso fino al più veloce possibile) portano all’esposizione del tema hendrixiano e a una seconda parte che, senza perdere mai la pulsazio-ne originale, esplora nuovamente il materiale con altre tecniche (pizzicati di ambedue le mani, battuti, uso di clips, pressioni d’arco esagerate)” (Stefano Scodanibbio
Ore 21.00
๐๐ค๐ฐ๐ฅ๐ข๐ฏ๐ช๐ฃ๐ฃ๐ช๐ฐ ๐๐๐
Musiche: Daniele Roccato, Stefano Scodanibbio
Consulenza Musicale: Michele Rabbia
Daniele Roccato – contrabbasso, live electronics
“RMX è l’abbreviazione di remix, una tecnica di manipolazione sonora che prevede la destrutturazione di un brano esistente e l’utilizzo dei materiali grezzi così ottenuti per la costruzione di una nuova com-posizione.
In questo caso tutti i materiali di partenza, che si tratti di lunghi estratti come di brevi frammenti, ven-gono eseguiti dal vivo, e decostruzione e riassemblaggio sono realizzati in tempo reale partendo dalla programmazione del live electronics.
Come in ogni remix, dall’inizio alla fine del processo ogni materiale utilizzato proviene dalla fonte, l’opera per contrabbasso di Stefano Scodanibbio, o ne è da questa influenzato, mentre la struttura e la forma sono affidate alla volontà e ai capricci delle muse.
Personalmente ho sempre percepito in molti lavori di Scodanibbio una sorta di polifonia differita, nella quale ad essere sovrapposti non sono i singoli soggetti ma le impronte che questi lasciano dopo il loro scomparire. L’elettronica permette a questi elementi di permanere, trasformati e trasfigurati, e di so-vrapporsi realmente alle loro controparti.
È un continuo riascoltare, soffermarsi, riflettere. Un dilatare, distillare, congelare. Si tratta, ogni tanto, di rompere il giocattolo per vedere di cosa è fatto, per poi ricomporlo senza cercare di nascondere cre-pe e frantumi” Daniele Roccato